Giorno 28 marzo 2019, si è svolto a Roma, presso l’Istituto Superiore di Sanità, l’evento organizzato dal Centro Nazionale Sangue dal titolo “Salute e Sicurezza del Donatore”. L’evento era rivolto agli assessorati regionali responsabili delle attività trasfusionali, a tutti gli operatori dei servizi trasfusionali, comprese le UdR, ed alle associazioni e federazioni dei volontari di sangue.
La squadra dei relatori, sia nazionali che internazionali (statunitensi ed olandesi), era coordinata dal Direttore Generale del Centro Nazionale Sangue, Giancarlo M. Liumbruno; era presente anche il Presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola.
Al centro dell’attenzione c’era soprattutto il benessere psichico e fisico del donatore, soprattutto se giovane, o nuovo donatore; tutti i relatori hanno sottolineato quanta importanza abbia il medico selezionatore nel prevenire gli eventi avversi, anche maggiori, e quanto sia rilevante la compliance psicologica dei donatori nell’importante percorso donazionale.
I relatori di oltralpe hanno condiviso con quelli italiani la necessità di costruire un registro internazionale degli eventi avversi maggiori per monitorizzare le complicazioni donazionali, al fine di capire quale problema abbia potuto scatenare l’evento stesso e di come intervenire nel modo più corretto e quindi risolutivo ai fini del miglioramento dell’ormai paziente e non donatore.
I relatori hanno anche trattato del monitoraggio e della carenza marziale che si verifica in alcuni donatori fidelizzati che donano ogni tre mesi, oppure, al femminile, ogni sei mesi; si è convenuto come il dosaggio della ferritina sia la più credibile spia della carenza marziale e come questa ci obbliga a fermare il donatore, riammettendolo alla donazione periodica solo dopo aver verificato l’efficacia della terapia con ferro prescritta per questa problematica; qualcuno ha suggerito che si potrebbe somministrare ferro comunque a scopo preventivo, ma non tutti sono d’accordo. Addirittura qualche relatore ha suggerito di rivedere la periodicità delle donazioni.
In conclusione, possiamo affermare che, comunque, i protagonisti assoluti del percorso donazionale sono i donatori volontari che si prodigano periodicamente a questa azione nobile che è la donazione del proprio sangue; è nostro dovere fidelizzarli (soprattutto i nuovi) “coccolandoli”, ospitandoli in ambienti comodi e silenziosi, sorridendo loro, sprigionando serenità e sicurezza. Queste attenzioni spesso sono sufficienti a rendere il donatore tranquillo e convinto di quello che sta per fare e, secondo la mia esperienza, chi affronta il prelievo donazionale, convinto di essere protetto, non accusa quasi mai alcun tipo di malessere, anzi, alla fine della donazione, avviandosi verso la sala ristoro, ci passa davanti col petto all’infuori sorridendoci, comunicando in codice la sua felicità.
F. A. Marino